Idol di Zucchero

 

IdolIllustration: Elena Caldera

Occhi lucenti di mandorla dolce,
Guance di ciliegia e pelle di bambola,
Bocca a cuore tenero di rosa appassita,
Da lei si sprigionano profumi di fiori e soldi.
Guarda! Ti sta sorridendo! La vuoi provare?
Scolaretta acerba, come una pesca di velluto ancora verde
Sotto i riflettori vogliosi e impazziti di Tokyo,
Appesta il sacro nome della fanciullezza innocente.
Manga umano di zucchero, con trecce maliziose di pece,
Seni come Daifuku di riso e gonna da capogiri psichedelici
Inzuppata e puzzolente di sigari, Sake e Yen.
Viso di cera intatto, madido di sperma e peccato
Di ricchi uomini avidi, dalle labbra irrorate
Di quel mielato succo, da quella sacra e celata pesca,
Che racconta un’apparente e distrutta innocenza
E verginità stuprata, troncata, da vizio e indecenza.
Idol che odora di quella droga per soli adulti
Che spezza i neuroni delle proibizioni-
BAMBINE sottomesse, BAMBINE da palcoscenico,
Giocattoli umani, sexy kokeshi moderne e spogliate
Dei loro vestiti e della loro fragranza pura e incolpevole.
Così il Giappone si tinge dell’acre peccato indelebile:
Palpeggiamenti viscidi come il serpente tentatore
E scivolosi come seme, che striscia su un corpo
Bagnato di latte materno e leggerezza rubata.
Rimbombano … echeggiano … risate e grida
Di oscuro piacere e silenzioso pianto …
E così, il ritegno soffocato scorre come bava viscosa
Di un cane affamato, che lecca e assapora il suo osso:
Accarezza, profana, con lingua di fiele bagnata
Quei seni di neve alla panna non ancora sbocciati.
Ricordati, predatore di purezza, famelico di carne fresca,
Che quel volto di confetto e quelle gambe da ballerina,
Appartengono ad una creatura definita BAMBINA.

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Elena Caldera

 

 

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